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Ambiente e territorio

Conferenza per il Po, Depaoli: "attenzione alle infrastrutture, evitare lo spopolamento, proporre progetti condivisi"

21 Novembre 2017

Alla Triennale di Milano l'incontro promosso dal Manifesto per il Po

Quale può essere il futuro del fiume più lungo più lungo d'Italia?
La "Conferenza per il Po" che si è tenuta questo pomeriggio alla Triennale di Milano ha messo a sistema alcune osservazioni sul grande fiume, sintetizzate in apertura dell'evento dall'architetto Gioia Gibelli, che ha considerato come per il Po "serve una governance integrata e innovativa, soprattutto perché l'era dei parchi nazionali è superata", pertanto é necessario "catalizzare conoscenze e risorse" oggi diffuse.
 
Sergio Malcevschi ha quindi presentato il dossier elaborato dal Manifesto per il Po: il raggruppamento che ha unito diversi soggetti, da Anci Lombardia al Touring Club, dal WWF all'Inu, interessati alla cura e allo sviluppo del territorio coinvolto dal passaggio del corso d'acqua e che, in questi primi mesi, ha elaborato una ricognizione delle caratteristiche del fiume, dei territori bagnati dal suo scorrere e dei suoi cittadini.
Da questo monitoraggio, come ha evidenziato Malcevschi, è emersa "una grande ricchezza di valori locali diversificati di molteplice natura", ma anche una "frammentazione sugli aspetti qualificanti la natura e l'azione sul Po", pertanto é necessario lavorare per "riconnettere, rigenerare e mettere a sistema" le strutture e le azioni, promuovendo una "rete di informazioni che conti sul coinvolgimento degli attori interessati in una governance unitaria".
 
La testimonianza delle difficoltà di operare in tale contesto è venuta da Alessio Picarelli, dell'Autorità di bacino del Po, che ha considerato come la struttura del fiume, "lungo 652 chilometri che negli anni hanno spesso modificato il loro tracciato", influenza la considerazione della via d'acqua da parte dei Comuni appoggiati sulle sue rive, perché "ciascuno di essi ha la percezione del fiume in base al tratto che interessa il suo territorio", e perché sulla riva esistono pochissime città. Tutto questo determina quindi che gli abitanti sono pochissimi e il "peso politico dei Comuni ubicati lungo il Po é insignificante".
 
Cosa possono fare dunque le comunità locali? Quale può essere il loro ruolo nella partita di rilancio del fiume?
Per rispondere a questo interrogativo, in rappresentanza di Anci Lombardia, é intervenuto Massimo Depaoli, Sindaco di Pavia, che ha evidenziato come per i Comuni rivieraschi oggi il problema più sentito é quello delle "infrastrutture, perché la situazione dei ponti é drammatica lungo tutta l'asta del Po", e tale priorità "non è legata alla realizzazione di grandi infrastrutture ma alla manutenzione di quelle esistenti". Per Depaoli inoltre si deve lavorare per "evitare lo spopolamento dei 187 comuni che si affacciano sul fiume", e il Manifesto per il Po può essere interessante per chiamare i Comuni a dare un aiuto nella misura in cui il progetto sarà appetibile per le comunità locali. Da qui la proposta di lavorare sulle comunità, sul coinvolgimento dei cittadini e delle amministrazioni perché, "come ha dimostrato la stagione dei parchi regionali, quando i cittadini comprendono il valore di una proposta che salvaguardia il loro ambiente, la risposta è positiva". (LS)
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