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Assemblea Nazionale Anci - i ministri Lanzetta, Boschi, Delrio e Madia

7 Novembre 2014

I quattro rappresentanti del governo si confrontano sul tema delle riforme

L'Italia e le riforme: quattro ministri a confronto con i Sindaci riuniti a Milano. La prima ad intervenire è stata il Ministro Affari Regionali e Autonomie, Maria Carmela Lanzetta, che ha garantito come "le porte del governo sono sempre aperte per cercare di risolvere i problemi ancora aperti per l’attuazione della legge Delrio”. Riferendosi alle difficoltà e criticità emerse nel corso del dibattito tenutosi nella prima parte della mattinata, Lanzetta ha ricordato il senso della riforma avviata con la ‘Delrio’ che pone una sfida culturale a tutti gli amministratori locali. “Non può avvenire tutto in un giorno, il processo avviato – ha precisato il ministro – va accompagnato giorno dopo giorno e per questo motivo, in questi mesi, siamo stati molto vicini alle richieste dei Comuni”. Infine, Lanzetta, rispondendo alla sollecitazione arrivata dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha precisato il ruolo dell’Osservatorio governo-Regioni sulle funzioni da assegnare alle nuove province. “Non è uno dei tanti tavoli di confronto messi in piedi tra Stato ed autonomie locali. Il suo lavoro – ha puntualizzato il ministro – è sottoposto ad un confronto continuo con tutti gli osservatori regionali partiti parallelamente. Vogliamo lasciare a ciascuna Regione la propria autonomia evitando, però, che ci siano eccessi e differenze enormi tra le diverse realtà territoriali”, ha concluso Lanzetta. La scaletta ha quindi previsto la relazione di Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme Costituzionali e i Rapporti con il Parlamento, che ha evidenziato come "la presenza dei Comuni in Senato nel progetto di riforma è una scelta ragionata del governo che si basa sulla storia del nostro paese e sulla realtà che viviamo. Non possiamo fare a meno della presenza dei comuni in tutte le scelte legislative se vogliamo far funzionare il nostro Paese”. Il ministro Boschi, illustrando lo stato dell’arte delle riforme ha sottolineato come tutto il lavoro fatto fino ad oggi ha un unico obiettivo, “la semplificazione”, una semplificazione che riguarda tutti i livelli di governo del territorio con l’ottica di migliorare ed efficientare tutto il sistema paese. “Sono Convinta – ha detto il ministro - che la riforma del senato sia il cuore di tutte le riforme che affrontiamo, perché solo cambiando il motore della macchina dello Stato potremmo renderla più efficiente e moderna”. È stato quindi il turno del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, che ha esordito considerando che "sento dire che il taglio da un miliardo sulle province e le città metropolitane è molto profondo ma noi siamo convinti che le province debbano diventare un ente molto leggero. Il taglio è potenzialmente sopportabile e le entrate previste per le funzioni assegnate sono sufficienti". Secondo Delrio la “riforma delle province consente questi risparmi” ma “può funzionare solo ad una sola condizione: che tutti i poteri, a partire dalle province uscenti, interpretino in modo corretto i poteri definiti dalle norme che devono essere cooperativi e non competitivi”. In ogni caso l’esponente di governo, rivolto ai suoi ex colleghi, ha riconosciuto che esiste un problema di mobilità del personale delle ex province. “Serve un piano nazionale di redistribuzione che stiamo già studiando con i ministri Lanzetta e Madia. Dobbiamo togliere dalle spalle dei presidenti delle nuove province il peso delle spese incomprimibili”, ha chiarito. Da Delrio è arrivata la conferma dell’aspettativa del governo nei riguardi dei nuovi vertici europei. “Ci aspettiamo che l'Unione europea dia un segnale sul patto di stabilità interno sugli investimenti in innovazioni, tecnologia e dissesto idrogeologico", ha sottolineato l’ex presidente dell’Anci. Infine, dal sottosegretario anche la consapevolezza che le riforme possono procedere per approssimazioni successive. “Le riforme del Governo Renzi non derivano dall'azione di un gruppo di persone illuminate, ma dal lavoro comune e dal confronto costante tra le parti. Non abbiamo soluzioni magiche - ha concluso - perché queste non esistono". Ha quindi concluso la sequela degli interventi Marianna Madia, Ministro della pubblica amministrazione, secondo la quale “per il tasso di riformismo di un paese conta l’implementazione delle leggi che si fanno e senza alleanza vera tra tutti i livelli di governo non è possibile che le riforme arrivino ai cittadini. Questo è punto centrale sviluppato nel protocollo ‘Repubblica Semplice”. Il ministro Madia, sottolineando l’importanza della sinergia con i Comuni e le Regioni, perché “l’operazione di riforma della pa in atto è una riforma coraggiosa che non può prescindere dai territori”, ha focalizzato il suo intervento su tre temi: anticorruzione, semplificazione e ruolo unico dei dirigenti della pa. “Credo che la semplificazione di tutti i procedimenti – ha detto il ministro - debba andare di pari passo con la trasparenza complessiva per dare ai cittadini il miglior servizio possibile al minor costo possibile. Bisogna altresì recuperare la fiducia tra le amministrazioni”; mentre in merito al ruolo unico il ministro ha sottolineato come questa sia “una sfida affascinante di cui conosciamo le criticità ma il governo impegnato a fare di questo tema un tema di cambiamento vero”. Infine, un passaggio sul tema delle partecipate e dei servizi pubblici locali. “Qui le idee sono molto chiare – ha concluso il ministro – vogliamo intervenire in modo compiuto una volta per tutte perché le norme di dettaglio che si sono succedute in questi anni hanno creato confusione. L’obiettivo è di ridare un po’ di certezza del diritto”. Anche su questo fronte il ministro ha chiesto la collaborazione dei Comuni per identificare i servizi pubblici locali che devono arrivare al cittadino, con la promessa “che non cambieremo la legge ogni sei mesi”.
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