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Immigrazione

Fassino al Messaggero: ''Troveremo 40mila posti in più, i Comuni faranno la loro parte''

23 Aprile 2015

L'intervista integrale al presidente dell'Anci: “In arrivo una nuova cabina di regia useremo le caserme per smistare i profughi nei piccoli centri”

«Per sbloccare il no di alcuni comuni coinvolgeremo tutti, anche i centri piccoli e piccolissimi». Il sindaco di Torino e presidente dell'Anci Piero Fassino si dice convinto di poter superare le resistenze delle amministrazioni locali sull'accoglienza ai migranti puntando sulla carta del maggiore coinvolgimento e delle responsabilità condivise. E assicura: «Le caserme saranno usate come hub di smistamento verso le realtà più piccole».
Sindaco, avevate chiesto maggior potere decisionale nella gestione dell'emergenza. A che punto siamo?
«Abbiamo chiesto e ottenuto una cabina di regia che consenta un coordinamento più stretto tra governo, regioni e comuni, col coinvolgimento dei vertici dell'Anci, della conferenza delle Regioni e del Viminale, capace di prendere le decisioni più impegnative. Si costituirà il 6 maggio in un incontro convocato dal ministro Alfano. Siamo disponibili a fare la nostra parte, come l'abbiamo fatta in tutti questi mesi, ed il primo segnale tangibile è nella decisione di aumentare a 40mila posti dei numeri di accoglienza nel sistema Sprar (Sistema di protezione dei migranti gestito dalle amministrazioni locali ndr). Serve però più coordinamento gestionale tra comuni e prefetture».
I numeri di questi giorni, con flussi di 5000 persone a settimana, ci dicono che siamo in piena emergenza. Come gestirla?
«Ci sono due questioni che vanno affrontate. La prima è che di fronte ad un afflusso così grande bisogna investire del problema tutto il territorio nazionale, tutte le regioni e tutti i comuni. Non ci si può più affidare soltanto alle grandi città. Coinvolgendo gli 8000 comuni, ovviamente in proporzione alla loro dimensione, la capacità di accoglienza si amplia».
In pratica, come funziona?
«Qui veniamo al secondo punto: bisogna allargare il bacino di accoglienza, passando per uno smistamento organizzato e dunque allestendo in ogni Regione "hub" di raccolta e smistamento. E qui subentra la nostra richiesta di disporre di edifici di grande dimensioni, come le caserme dismesse».
La scorsa settimana un sindaco del Veneto si è dimesso solo perché la prefettura aveva ispezionato una caserma come possibile luogo di accoglienza. Perché stavolta la reazione dovrebbe essere diversa?
«Perché le caserme non saranno un luogo di residenza permanente, ma solo una stazione di passaggio che faciliti lo smistamento ai vari comuni».
Il Viminale ha già in preparazione una circolare per cercare altri 6000 posti per altrettanti richiedenti asilo.
«Stiamo già lavorando per cercare delle soluzioni. Proprio perché l'afflusso è così intenso, bisogna organizzare un sistema che ci renda capaci di gestire il problema in modo ordinato, condizione perché i cittadini lo accettino e non ne abbiano paura».
Il prefetto Morcone, direttore del Dipartimento libertà civili e immigrazione, in audizione al Senato ha detto che si prevede l'arrivo di più di 200mila persone. I comuni sono preparati?
«E' una previsione basata su quanto avvenuto lo scorso anno, rispetto al 2014 le turbolenze in Libia e nel Medio oriente non si sono ridotte. A questo punto, molto dipende da quello che l'Unione europea deciderà di fare. Non si può continuare a pensare che l'Italia gestisca il problema da sola. I profughi puntano a raggiungere l'Europa e non solo la nostra penisola, il problema riguarda tutti e per questo chiediamo all'Unione una maggiore assunzione di responsabilità. Una cosa è certa: davanti a un barcone carico di esseri umani che affonda si può fare solo una cosa. Soccorrerli».
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