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I conti in comune - Fassino ''binomio pubblico privato chiave di volta per il futuro''

22 Novembre 2014

Scanagatti, "i comuni hanno attuato la spending review in estrema solitudine" . A Monza il convegno sulla finanza locale


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I comuni spendono oltre il 70% per i servizi ai cittadini e solo il 28% per il loro funzionamento. In 8 anni hanno contribuito per 16 miliardi al risanamento della finanza pubblica, e, nello specifico, i comuni lombardi hanno fatto tagli per 1,8 miliardi di euro.
Con questo scenario si è aperto questa mattina a Monza il convegno "I conti in comune", organizzato da Anci Lombardia e da Ifel, moderato da Federico Novella, giornalista di Mediaset. Il presidente di Anci, Piero Fassino, ha considerato come "i dati presentati da Ifel dicono quello che noi ci sforziamo di dire da anni, con una difficoltà clamorosa nel fare arrivare questi dati agli organi di comunicazione".
Per Fassino si deve inoltre capire che dietro quella spesa ci sono "spese per gestire scuole, asili nido, servizi a tutela degli anziani, trasporto pubblico locale, etc. E quando investiamo investiamo in manutenzione. Noi infatti siamo stati eletti per tener aperti asili e non chiuderli, per dare servizi e non per sottrarli".
Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo, ha evidenziato come "in questi anni le grandi difficoltà dei Comuni sono state quelle legate alle spese in conto capitale e abbiamo scontato dei tagli ingentissimi sulla spesa corrente che ci ha costretto a ripensare i nostri servizi e comuni".
Le difficoltà sono state confermate da Luca Comodo di Ipsos, che ha riportato i dati dell'Osservatorio Anci Lombardia Ipsos che sottolinea le difficoltà dei primi cittadini a far quadrare bilanci senza toccare tariffe e servizi.
Tale quadro si acuisce per i piccoli comuni, poiché essi, come ha evidenziato Ivana Cavazzini, Presidente del dipartimento piccoli comuni di Anci Lombardia, "hanno una loro fragilità intrinseca dovuta a loro dimensioni che determina anche una difficoltà nel riuscire a trovare risposte celeri a cambiamenti e riforme". C'é quindi spazio per tagli in un simile scenario? Innanzitutto i relatori hanno evidenziato come l'applicazione dei costi standar nella gestione dei servizi potrebbe generare un grande risparmio.
Ma c'è spazio anche per evitar gli sprechi e per richiedere anche alle altre parti dello Stato di contribuire, come sostiene Roberto Scanagatti, Presidente di Anci Lombardia, anche "se ormai siamo di fronte a delle spese incomprimibili che rappresentano l'80% delle spese dei nostri enti. A Monza però in due anni abbiamo risparmiato 11 milioni di euro su un bilancio di 120 milioni, tagliando su spese del personale, di auto di servizio, sulle affittanze e investendo su innovazione tecnologica, anche se devo dire che noi comuni stiamo facendo tutto questo in estrema solitudine".
La solitudine dei Comuni è stata evidenziata anche da Attilio Fontana, Sindaco di Varese, per il quale "noi siamo stati indicati per anni come centri di spreco e questo è il frutto di una campagna contro i Comuni". Per Fontana si "deve però avere il coraggio di fare delle distinzioni, perché non tutti siamo centri di spreco". Il primo cittadino di Varese paventa inoltre un altro problema "poiché i tagli a regioni e province cadranno su di noi, poiché poi saremo noi a dover a chiudere quei buchi".
Su questo tema è intervenuto Massimo Garavaglia, assessore regionale al bilancio, per il quale "l'impatto più grosso dei tagli si verserà sul trasporto pubblico, perché è la componente più alta nella spesa per i servizi, come la formazione professionale. Manca poi un aspetto, quello dell'obbligo del pareggio di bilancio", che obbligherà a rivedere tutta la spesa regionale.
E il futuro? Per Fassino si dovrà pensare a un nuovo sistema di gestione dei servizi, "ipotizzando un welfare dove convivono soggetti pubblici e privati" perché non è più possibile affrontare quel tipo di spesa come è stato fatto fino a oggi. Il presidente di Anci ha poi affrontato un tema come quello della cultura, sottolineando la necessità di superare il "concetto sbagliato per cui la cultura sia un lusso che ti puoi consentire quando vacche grasse e quando vacche magre da tagliare. Ma oggi l'attrattività dei territori si gioca anche su altri punti, non solo economici e, pertanto, se devo fare investimenti su questo settore decisivo come quello culturale, della ricerca e della innovazione, non posso più farli solo con soldi pubblici". Fassino ha quindi dichiarato che "il binomio pubblico privato deve essere la chiave di volta per il futuro, dobbiamo cambiare lo sguardo e dobbiamo superare una legislazione che, come la nostra, vede i due contesti come separati. Il rapporto pubblico privato è fondamentale ma serve una nuova legislazione per impostarlo".

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