#PICCOLIANCI2017
“Riguardo al terremoto ci sono due grandi temi, due temi enormi, quello della macerie, per il 92 per cento ancora in strada, e quello delle casette: senza insediamenti stabili, le comunità disperse non si ricostituiscono. Ma accanto alla ricostruzione materiale occorre occuparsi di vincere la sfida della ricostruzione sociale. Serve un finanziamento stabile, un bando destinato alle aree interne, sul modello del bando periferie. Uno strumento di sviluppo affidato ai Comuni”. Il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, intervenendo durante la diciassettesima conferenza nazionale Anci piccoli Comuni a San Benedetto del Tronto, ha posto il problema del futuro dei Comuni colpiti dal terremoto. Questione strettamente connessa con quella del futuro dei piccoli Comuni in generale, alle prese con il rischio spopolamento.
Nel corso dell'Assemblea l’Anci ha presentato una elaborazione che fotografa la situazione dei piccoli centri italiani. Sono al di sotto dell’asticella dei cinquemila abitanti 5.591 degli ottomila Comuni italiani. Negli ultimi quarant’anni in circa duemila Comuni la popolazione si è ridotta del 20 per cento. Ci sono tremila Comuni disabitati, molti sono scarsamente abitati. Esiste però un dato in controtendenza: in 581 enti, il 10 per cento dei piccoli Comuni italiani, la popolazione cresce mediamente del 9 per cento, superando di tre volte il trend negativo dello spopolamento (3 per cento). In questi Comuni del “gruppo controesodo” cresce il reddito imponibile e cresce il numero di stranieri. “Questo significa – rileva Decaro – che lo spopolamento non è una sorte ineluttabile, che per il controesodo, 'fattore di unità del Paese e propulsore di benessere per tutti’, come ci ha scritto nel suo messaggio il presidente Mattarella, si può lavorare. Partendo da un dato: la dimensione demografica non è un difetto, lo spopolamento, il rischio desertificazione lo sono”.