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Ambiente

Impianti e rischi alluvionali: focus tra Regione e Anci Lombardia

26 Settembre 2018

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Affrontare i rischi alluvionali che possono coinvolgere la sicurezza degli impianti di trattamento delle acque reflue, di gestione dei rifiuti, di approvigionamento dell'acqua potabile e di trattamento dei materiali inerti, è un'attività che richiede preparazione e attenzione particolari, vista la delicatezza del settore in cui si opera.
Sul tema, la Giunta regionale, con delibera 239 del 18 giugno 2018, ha approvato un documento con le disposizioni in merito alle verifiche del rischio idraulico degli impianti, in attuazione delle Norme di Attuazione del Piano stralcio per l’assetto idrogeologico (PAI) del bacino del fiume Po. Le regole definiscono la procedura da seguire per l’attuazione delle norme del PAI relative alle verifiche di dettaglio del rischio idraulico, definendo l’ambito di applicazione, i soggetti, le metodologie da seguire e le procedure, in un’ottica di semplificazione normativa.

L'argomento è stato affrontato durante un seminario promosso da Anci Lombardia e introdotto dal Segretario Generale Rinaldo Redaelli, che ha annunciato come "l'Associazione, su questo tema, è a disposizione per aiutare i Comuni, attivando un servizio di risposta ai quesiti".

Maurizio Cabras, Coordinatore del dipartimento territorio di Anci Lombardia, ha quindi avviato il confronto, focalizzando l'attenzione sulla genesi della norma regionale e il ruolo dei Comuni, grazie all'aiuto di Dario Fossati di Regione Lombardia che ha inquadrato la questione evidenziando come la materia rientra in un lungo percoso di riflessione, partito "dalla direttiva del 2007 sul rischio alluvionale", e ricordando che già prima di questo provvedimento "Regione Lombardia aveva predisposto la mappatura delle aree a pericolosità idraulica e degli elementi esposti a rischio alluvioni". Per questo l'operato regionale ha seguito tre principi: "la riduzione della vulnerabilità degli elementi esposti; il miglioramento delle conoscenze tecniche; l'informazione preventiva e la preparazione".
In merito al contenuto della delibera è intervenuta Marina Credali di Regione Lombardia che, in particolare, ha evidenziato come per la norma gli impianti devono essere dotati di un piano di emergenza che consideri lo scenario alluvionale e sia allegato alla verifica del rischio. Il piano deve essere infine attivato in tempo utile e condiviso con il piano della Protezione Civile.

Esperienze dai territori
Per approfondire cosa è successo localmente in merito a questa pratica, sono state messe a confronto alcune esperienze, a partire da quella della Provincia di Bergamo, presentata da Giorgio Novati.
Nel Bergamasco sono 26 i Comuni interessati da alluvioni frequenti e poco frequenti, che registrano la presenza impianti oggetto di attenzione. A questo proposito, nel marzo 2017 sono iniziate le attività di aggiornamento delle norme in materia di rischio idraulico, anche a seguito delle indicazioni dell'Autorità di bacino del Po. Tali norme, che hanno soprattutto consideraro i processi di controllo e autorizzativo degli impianti, sono entrare in vigore nel marzo 2018.
Un'altra testimonianza siginificativa è stata portata da CAP Gestione che ha evidenziato gli interventi sugli impianti dislocati a nord di Milano.

Il ruolo dell'Anci
Sergio Zanetti, Vice presidente dipartimento ambiente Anci Lombardia, è intervenuto dopo il dibattito in sala, assicurando che si "farà portatore di modifiche procedurali da apportare a questo procedimento legislativo che sottoporremo al direttivo dell'Associazione. Anci Lombardia ha prestato grande attenzione alla delibera, insaurando interlocuzioni e attivando tavoli dedicati". 
Per Zanetti "il provvedimento regionale può essere rivisto in alcuni aspetti. Al suo interno ci sono articoli di dubbia comprensione. Ma è il primo tentativo di sintesi". (LS)

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