INIZIATIVE
18 e 28 luglio 1987: l’alluvione in Valtellina, una tra le più grandi sciagure del Nord dell’Italia, un disastro idrogeologico che segnò per sempre il Paese. Un teatro di devastazione, frane e inondazioni, 53 vite spezzate in una imprevedibile valanga che si abbatté con forza su uomini e donne, vittime inerti, provocando migliaia di sfollati, distruggendo case, strade e ponti.
“Era il 18 luglio – ricorda Osvaldo Bianchini, sindaco di Tartano – e dopo tre giorni di una pioggia incessante, canali e torrenti mostrarono uno scenario surreale: tra acqua e fango l’albergo La Gran Baita fu inghiottito da una frana, numerose le vittime, due furono travolte da uno smottamento in Val di Lemma”.
Ma tra lutti e sofferenze il sindaco Bianchini precisa: “l’alluvione è una ferita ancora aperta, ma la comunità non si è arresa. Quelli che sono riusciti a ripartire sono il segno tangibile di un territorio che con coraggio ha affrontato le difficoltà della ricostruzione, ma non possiamo e soprattutto non dobbiamo dimenticare”.
Dieci giorni dopo, era il 28 luglio, la frana si abbatté sulle frazioni di Sant’Antonio Morignone ed Aquilone: “40 milioni di metri cubi di materiale tra terra, fango e acqua, strappando la vita di 29 persone – ricorda il sindaco di Valdisotto, Alessandro Pedrini – furono giorni tragici, tante vite spezzate, famiglie distrutte e un senso di impotenza di fronte alla forza incontrollabile della natura. La nostra gente ha reagito subito portando i primi soccorsi – ricorda con fierezza il sindaco – l’intera valle rispose con uno spirito di solidarietà e di fratellanza, con un senso profondo di compostezza e dignità”.
Quella del luglio 1987 rimane una data storica per il Dipartimento della Protezione Civile perché “l’alluvione e la frana in Valtellina rappresentano il primo impegnativo banco di prova di una emergenza gestita a carattere nazionale dal nuovo Dipartimento costituito il 29 aprile 1982”.
“A distanza di anni – conclude Pedrini – mi piace ricordare un appassionato articolo di fondo di Indro Montanelli che ci rende, ancora adesso, particolarmente orgogliosi di essere valtellinesi: “davanti e quei costoni mangiati dalla frana, di quegli squarci aperti dai torrenti impazziti nella carne viva della terra, di quei desolati sudari di fango, – scriveva Montanelli – mi è venuta forza di pensare quanto ci piacerebbe sentirci italiani se l’Italia fosse, anche sommersa, tutta Valtellina”.
Temi più visti
GIOCO D'AZZARDO, REFERENDUM REGIONALE, PROFUGHI, ENERGIA, RAEE, RIGENERAZIONE URBANA, SBLOCCA ITALIA, ATTIVITA' PRODUTTIVE, RAEE@SCUOLA