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Consiglio Direttivo, Mauro Guerra: "metodo di lavoro e apertura di un’interlocuzione con Governo e Parlamento all’altezza della situazione"

26 Ottobre 2022

La relazione del Presidente di Anci Lombardia alla riunione del Consiglio Direttivo del 26 ottobre

Siamo chiamati a ritrovarci in una fase particolarmente complicata e ancora straordinaria.
Pensavamo di esserci giocati tutte le straordinarietà ma in questo periodo non ci stiamo facendo mancare nulla, e i Comuni sono investiti da tutta una serie di problematiche, sia dal punto di vista sulla tenuta dei bilanci ma anche sul fronte del lavoro per la tenuta delle comunità, della coesione e del rischio di impoverimento.
Abbiamo davanti una fase che impatterà e sta impattando molto pesantemente non soltanto sui nostri bilanci, ma anche sulle condizioni di vita e sulla tenuta delle famiglie e delle imprese.

Siamo anche in una fase straordinaria, ordinatamente democratica, perché si è avviata una nuova legislatura e si sta formando un nuovo Governo che ha maggioranze parlamentari di partenza solide, quindi siamo di fronte a una fase nuova, con un nuovo Governo e una maggioranza parlamentare che affronta questa fase molto delicata non solo per il Paese ma per l’Europa e il contesto internazionale.
Auguri di buon lavoro al Parlamento e al Governo.
Cito questa cosa perché, oltre alla sua importanza, è anche una delle prime cose a cui dovremo puntare, e ho provato a dirlo intervenendo alla Commissione finanza e al Direttivo di Anci nazionale, perché dentro una situazione così complessa e in costruzione come quella che stiamo vivendo, la prima cosa che dobbiamo conquistare è un metodo di lavoro e l’apertura di un’interlocuzione con Governo e Parlamento che sia all’altezza della situazione.

La complessità e la vastità dei temi e dei problemi che i Comuni e il Paese hanno di fronte richiede quella che più volte abbiamo chiamato un’unità di crisi repubblicana, un tavolo permanente di confronto con Governo e Parlamento per leggere la situazione emergente, con un presidio istituzionale che sia in grado di intervenire tempestivamente.
Per fare un esempio, sulla questione energia, siamo partiti con una prima stima, fatta da Ifel su dati Sose, sull’aumento dei costi dell’energia che ragionava su un incremento del 70/80%, ora che i dati arrivano e si affina l’analisi siamo di fronte a un quadro che parla di aumento di oltre il 100%, con situazioni anche del 150% a seconda di assetti e organizzazione dei servizi.

Il dato complessivo è quindi quello di uno straordinario peso dei rincari e di una incertezza sulle prospettive.
Quindi, se parliamo di impatto sui bilanci, la prima questione da chiudere è quella dei bilanci del 2022, e per far questo occorrono altri soldi.
Al momento Governo e Parlamento hanno stanziato 820 milioni di euro in tre provvedimenti distinti e c’è bisogno di arrivare grossomodo attorno a un altro miliardo: una quota di 200 o 300 milioni subito, e poi la costituzione di un fondo che consenta, anche intervenendo sulle regole contabili, di fare una chiusura a consuntivo nel 2023, proprio perché c’è un’incertezza pesante. Questo per il 2022, dove ci sono Comuni che riescono a far fronte grazie ad avanzi di bilancio, mentre altri non ce la fanno.
Prima ancora della Legge di bilancio abbiamo quindi bisogno di una significativa iniezione di risorse, che consenta di guardare alla chiusura dell’anno non dico con tranquillità ma almeno con la possibilità di farcela.
La seconda questione è quella di come costruire i bilanci del 2023 e ci sono tre questioni sulle quali come Anci abbiamo provato a ragionare.
La prima è il prolungamento, anche per il 2023, dell’efficacia delle misure di accompagnamento che sono state usate quest’anno: le possibilità di utilizzo degli avanzi fin dal momento del bilancio preventivo; l’utilizzo degli avanzi liberi subito l’approvazione del rendiconto; l’utilizzo di eventuali di avanzi vincolati da residui covid; … quindi dell’utilizzo di tutti quegli strumenti derogatori delle condizioni normali della contabilità e del funzionamento della finanza pubblica che aiutino a far fronte a una situazione del tutto straordinaria.
Poi alcune norme ordinamentarie specifiche: si è visto che ci sono Comuni che fanno fatica a pagare le bollette e c’è da evitare che alcuni enti entrino in una spirale di morosità, pertanto abbiamo chiesto e stiamo chiedendo la rateizzazione delle bollette per diluire i pagamenti superiori a una certa cifra.
Tra le altre misure sulle alle quali abbiamo cominciato a ragionare c’è quella che credo debba essere perseguita, anche perché dai primi contatti non ho ricevuto reazioni negative da parte della stessa Cassa Depositi e Prestiti, analoga a quella adottata durante la pandemia, di sospensione del pagamento delle rate in conto capitale dei mutui. Anche questo potrebbe essere un significativo strumento di flessibilità nella gestione dei bilanci.
Ci sono poi alcune richieste relative alla situazione delle aziende partecipate dai Comuni, per le quali si chiede l’applicazione delle norme di favore previste per le aziende private.
Queste sono misure che possono stare nella legge di bilancio, anche se, ribadisco, servono prima misure da attivare entro la fine del 2022 per chiudere i bilanci.
Ci sono inoltre misure specifiche che devono essere prese in esame per il 2023.
Le prime riguardano le imminenti scadenze di alcune normative che mettevano risorse, come quelle relative al fondo Imu – Tasi, o al taglio del fondo per la spending review informatica, e così via, dalle quali il nostro comparto rischia di perdere circa 300 milioni sulla previsione per il 2023.
Inoltre nel 2023 dovrebbe scattare un altro gradino del criterio perequativo nella distribuzione del Fondo di Solidarietà Comunale. Noi abbiamo sempre contestato il fatto che una parte della distribuzione avvenisse in funzione di una perequazione in senso orizzontale, tra Comuni, chiedendo che sia verticale, in capo allo Stato. Negli anni ci sono state alcune misure correttive ma ogni anno è previsto che aumenti la percentuale di fondo che viene distribuita in modo perequativo e questo può determinare una differenza di oltre un centinaio di milioni di euro, nel senso che ad alcuni Comuni saranno chiesti 100 milioni di euro in più da destinare ad altri Comuni. Questo deve essere bloccato, almeno per il prossimo anno, perché in una situazione di finanza straordinaria togliere ulteriori risorse ai Comuni porterebbe a situazioni di disequilibrio che possono aggravarsi ulteriormente. La seconda richiesta sul Fondo di Solidarietà Comunale è che le quote che lo alimentano vengano liberalizzate e diventino quote per la perequazione verticale e da spendere per gli obiettivi necessari dei singoli enti.

Sulle Città Metropolitane c’è un doppio tema: da un lato l’insufficienza delle risorse che in modo strutturale vengono loro destinate e, dall’altro, le Città Metropolitane stanno affrontando delle difficoltà in merito alla diminuzione delle entrate dirette.
Ci sono altre questioni su cui lavorare per ottenere risorse per gestire la situazione difficile che si è presentata, e penso al Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità per il quale siamo arrivati a una copertura di circa 5,5 miliardi di euro.
Abbiamo inoltre la necessità di mettere in campo iniziative che ci facciano fare passi avanti sul fronte del risparmio e dell’efficientamento energetico. Su questo tema abbiamo attivato un gruppo di lavoro per mettere in campo delle misure e delle proposte coordinate e condivise e per sostenere i Comuni nel realizzare Comunità energetiche.

Infine, al Direttivo Anci, abbiamo avanzato anche la richiesta di misure dirette a sostegno delle famiglie sul modello del bonus spesa nel periodo del Covid, perché pensare che queste risorse passino dai Comuni significa pensare che siano utilizzate in modo più mirato.

Accanto a queste partite continua anche quella del PNRR, in merito alla quale andrà aperto un tavolo specifico per monitorare la situazione e per accompagnare i Comuni nei vari passaggi, individuando misure e iniziative più adatte, perché anche qui c’è il rischio di blocco.

I progetti del PNRR ripropongono inoltre nuove criticità per i Comuni, tra cui quelle viste con il bando per la rigenerazione urbana per i Comuni inferiori ai 15mila abitanti, dove il budget, più contenuto rispetto a quello per i Comuni superiori ai 15mila abitanti, è andato tutto ai Comuni di quattro regioni del nostro Paese, lasciando tutto il centro nord e parte del sud senza un progetto premiato.
Come Anci Lombardia ci eravamo indignati già prima, senza riuscire a far pesare la nostra posizione in un intervento immediato, perché è stato evidente da come è andata per i Comuni superiori ai 15 mila abitanti, che l’utilizzo combinato della quota di riserva del 40% delle risorse alle regioni del Mezzogiorno con l’applicazione dell’Indice di Vulnerabilità Sociale e Materiale, ha determinato che alle regioni del sud, invece che andare il 40%, è andato qualcosa come l’80% delle risorse.
Avevamo chiesto allora al Governo di reperire risorse per scorrere la graduatoria, c’era stata una mobilitazione pesante e trasversale per far scorrere l’intera graduatoria. Avevamo detto allora di cambiare l’Indice oppure di considerare delle riserve anche per le altre regioni, perché non è solo una questione dell’utilizzo in sé di queste risorse nei territori ma perché meccanismi di questo genere fomentano rotture e lacerazioni tra i territori di questo Paese che non fanno per niente bene. Abbiamo chiesto di cambiare questo meccanismo, anche quando abbiamo convocato i parlamentari a Milano, non si è fatto nulla, si è aspettato e ora qualcuno sta chiedendo lo scorrimento della graduatoria. Qualcosa si farà, qualche risposta dovrà essere messa in campo, ma il problema è che il fondo contava 300 milioni e sono arrivate richieste per oltre 5 miliardi di euro, quindi non è facile trovare una soluzione, anche perché se si dovessero trovare nuove risorse, saranno assegnate per la maggior parte ai territori che hanno già avuto delle assegnazioni. Si deve quindi cambiare metodo e adottare diversi criteri.

Dentro il ragionamento sui bilanci e sulla tenuta della finanza comunale bisognerà riprendere in mano complessivamente la questione della finanza locale perché necessita di una revisione completa, perché dopo aver superato la fase del patto di stabilità, ora molte voci dei nostri bilanci vivono di sussidi.

Inoltre dobbiamo tenere alta l’attenzione sui minori non accompagnati e sulle assistenze educative speciali, perché ci sono Comuni che hanno visto esplodere gli oneri relativi a queste voci con l’impossibilità di farvi fronte con le risorse a bilancio. Questo segnala innanzitutto le drammatiche condizioni sociali, e indica che di questi diritti essenziali deve occuparsene complessivamente la Repubblica, senza lasciare i Comuni da soli.

Di fronte a questo pesante scenario la prima questione sarà quella di provare a condividere con il nuovo Governo non soltanto la gravità della situazione ma anche il ruolo che i Comuni hanno per affrontarla e superarla, e quindi l’assunzione da parte del Governo e del Parlamento del fatto che il rapporto con i Comuni deve essere di governo collegiale della Repubblica e non di contrattazione con un comparto.
Si tratta di una questione molto concreta, perché se si partisse da qui, forse, sarebbe più facile trovare risposte concrete e individuare risorse adeguate per fronteggiare questa situazione.
Da parte nostra il massimo della responsabilità e della comprensione istituzionale delle difficoltà ad andare avanti, cosa che chiediamo reciprocamente.

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