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Guerini sul welfare: ''Comuni massacrati da tagli, unica via i 'sistemi integrati' già sperimentati dai piani di zona''

19 Novembre 2012

Per il delegato Anci, “i Comuni non possono reggere tutto ma devono favorire la collaborazione da famiglie a volontariato a profit e no profit, oltre alla partecipazione anche di fondazioni bancarie e aziende”

Di fronte ad “un’impennata delle richieste di assistenza” che ormai arrivano anche da figure inedite come anziani e casalinghe, i Comuni sono sempre più privi di risorse per intervenire”. Anzi “l’agenda politica nazionale ha cancellato completamente il loro ruolo e ha massacrato gli strumenti che servono loro per fronteggiare queste richieste”. Lo ha denunciato Lorenzo Guerini, sindaco di Lodi e delegato Anci al welfare che ha partecipato al convegno che si sta svolgendo su questo tema all’università di Pavia.

Guerini ha ricordato a questo proposito “quanto successo sui fondi sociali”, evidenziando “l’enorme sforzo da parte dei Comuni che hanno meno di un decimo dei trasferimenti destinati al sociale rispetto a tre anni fa”. Ma ciononostante  “le amministrazioni comunali non hanno diminuito la spesa sociale, che anzi è cresciuta più del 40 per cento negli ultimi anni, grazie a finanziamenti ricavati essenzialmente con manovre di bilancio interne agli enti”, ha precisato.

Di fronte a tutto questo per il delegato Anci al welfare appare necessaria una presa di responsabilità da parte della politica nazionale. Anche perché “nel 2013 il ritardo del processo federalista rischia di creare problemi e incertezze, e per questo motivo serve chiarezza tra Stato-Regioni-Comuni”.

Ma quale è la strada per uscire da questa situazione? Secondo Guerini, bisogna ripensare il ruolo dei municipi che “non sono i monopolisti delle politiche sociali. Il benessere di una comunità – ha sottolineato il sindaco di Lodi – non riguarda solo i Comuni ma le comunità intere con tutti i soggetti. Ed i Comuni in quest'ottica non possono reggere, tutto ma devono favorire la collaborazione da famiglie a volontariato a profit e no profit”. Bisogna quindi muoversi verso modelli di welfare integrato, “con la partecipazione anche di fondazioni bancarie e aziende, così come avviene in molti piani di zona”. Una linea che “partendo dal principio di sussidiarietà”, consenta erogazione di servizi ai cittadini,  garantendo “risposte che altrimenti facciamo fatica ad assicurare alle comunità”.
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