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Ordinanze dei sindaci, stop della Corte costituzionale

8 Aprile 2011

Contestata alla norma la non uniformità nazionale e l'esclusione da casi di urgenza. Le reazioni dei Sindaci.

La Corte costituzionale, con la sentenza n. 115/2011, ha dichiarato incostituzionale l’art. 54, comma 4, del TUEL limitando il potere di emanare ordinanze a tutela dell’incolumità pubblica e della sicurezza urbana ai casi in cui sussistano presupposti di contingibilità e urgenza, a condizione della temporaneità dei loro effetti e, comunque, nei limiti della concreta situazione di fatto che si tratta di fronteggiare.
Il censurato l’art. 54, comma 4, del decreto legislativo 18/08/2000, n. 267, come sostituito dall'art. 6 del decreto legge 23/05/2008, n. 92, convertito con modificazioni, in legge 24/07/2008, n. 125 stabilisce che il sindaco, in quanto ufficiale del governo, può adottare provvedimenti a «contenuto normativo ed efficacia a tempo indeterminato», per prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano la sicurezza urbana, anche fuori dai casi di “contingibilità e urgenza”.

La norma. che consente ai sindaci di emanare ordinanze a tutela della "incolumità pubblica" e della “sicurezza urbana”, è stata bocciata in parte perché secondo i giudici della Consulta concedeva poteri non sufficientemente delimitati dalla legge ai primi cittadini.

In particolare, i giudici hanno ritenuto violati gli articoli 3, 23 e 97 della Costituzione riguardanti il principio di eguaglianza dei cittadini, la riserva di legge, il principio di legalità sostanziale in materia di sanzioni amministrative. Le ordinanze dei sindaci, così come previste dal "Pacchetto Sicurezza" – si legge nella sentenza- incidono «sulla sfera generale di libertà dei singoli e delle comunità amministrate, ponendo prescrizioni di comportamento, divieti, obblighi di fare e di non fare, che, pur indirizzati alla tutela di beni pubblici importanti, impongono comunque, in maggiore o minore misura, restrizioni ai soggetti considerati”. Ma - fa notare la Consulta- “la Costituzione italiana, ispirata ai principi fondamentali della legalità e della democraticità, richiede che nessuna prestazione, personale o patrimoniale, possa essere imposta, se non in base alla legge», così come previsto dall'art. 23 della Carta. “Pertanto - sottolinea la sentenza – nel prevedere un potere di ordinanza dei sindaci, quali ufficiali del Governo, non limitato ai casi contingibili e urgenti”, il "Pacchetto Sicurezza" “viola la riserva di legge relativa” perche “non prevede una qualunque delimitazione della discrezionalità amministrativa in un ambito, quello della imposizione di comportamenti, che rientra nella generale sfera di libertà dei consociati. Questi ultimi - aggiunge la Corte - sono tenuti, secondo un principio supremo dello Stato di diritto, a sottostare soltanto agli obblighi di fare, di non fare o di dare previsti in via generale dalla legge”.

“L’assenza di una valida base legislativa” nell'amplio potere di ordinanza conferito ai sindaci non solo “incide negativamente sulla garanzia di imparzialità della pubblica amministrazione» ma - afferma la Consulta - lede anche il principio di eguaglianza dei cittadini davanti alla legge (articolo 3 della Costituzione).
“Il pronunciamento della Corte Costituzionale sull’ampliamento del potere di ordinanza affidato ai Sindaci contenuto nel ‘pacchetto sicurezza’ del 2008 non lascia sorpresi’’. E’ quanto afferma Sergio Chiamparino, Presidente di ANCI, il quale ricorda che l’associazione, nella fase di predisposizione della norma ‘’evidenzio’ la necessità che l’ampliamento degli strumenti e dei poteri per fronteggiare la crescente domanda di sicurezza che viene dai cittadini fosse disciplinato dalla legge in un quadro organico riguardante la materia della sicurezza urbana. L’esigenza di dare risposte adeguate, efficaci e durature in ordine a fenomeni che interessano la vita quotidiana dei cittadini e l'ordinato svolgimento della convivenza civile - spiega Chiamparino – c’era e c’è ancora; lo stesso concetto di ‘sicurezza urbana’ che si e’ ormai diffuso discende da quelle sollecitazioni che, ancora oggi, necessitano di strumenti adeguati. La pronuncia della Consulta – conclude – censurando la previsione secondo cui il potere sindacale può essere esercitato anche al di là dei presupposti di contingibilità ed urgenza in assenza di una disciplina normativa primaria lascia aperta comunque la possibilità di un intervento normativo adeguato ed organico”.
“Decisioni come quella della Corte Costituzionale affondano la volontà di cambiamento del paese' – ha dichiarato il presidente di ANCI Lombardia Attilio Fontana, che non condivide il richiamo all’uniformità di prescrizioni sul territorio nazionale. ''Che ciascun sindaco decida di affrontare un'illiceita' in un modo piuttosto che in un altro è un' architrave del federalismo, parola che e' stata inserita in Costituzione con la riforma del titolo V. A Varese, faccio un esempio, dove non ci sono prostitute per le strade, non avrebbe senso un'ordinanza anti-lucciole''. Questa decisione toglie, dunque, efficacia al 'pacchetto sicurezza'? ''Non viene meno - conclude Fontana - ma sicuramente è ridimensionata, e il rammarico è tanto maggiore, in quanto si tratta di una norma che in questi anni ha funzionato bene. Ringraziamo i signori della Consulta se non riusciremo a dare risposte adeguate ai cittadini. Penso che se il paese vuole cambiare e tiene in piedi vecchie strutture e Gattopardi, non andremo molto lontano''.
Si tratta di una decisione sbagliata, ancora una volta la Corte Costituzionale non è riuscita ad andare oltre a un compito di interpretazione astratta delle norme, senza provare a calarle nella realtà amministrativa di tutti i giorni – ha aggiunto il Vicepresidente di ANCI Lombardia Giulio Gallera -. Una norma come quella contenuta nel pacchetto sicurezza si è dimostrata importante per l’attività dei sindaci nella lotta al degrado, impedirla significa perdere una grande possibilità”.
"I rilievi della Corte costituzionale pongono un problema di ordine tecnico, cui ora sta a Governo e Parlamento porre rimedio - ha commentato Lorenzo Guerini, sindaco di lodi e membro del Consiglio nazionale di ANCI -. Certo non va dimenticato che lo strumento delle ordinanze raccoglieva una richiesta del territorio di  aumentare gli interventi di sicurezza coinvolgendo i Comuni. Poi ci sono anche stati eccessi di creatività da parte di alcuni sindaci, ma a mio parere le ordinanze devono rispettare le problematiche locali, e la loro omogeneità è già garantita dal passaggio attraverso gli uffici della prefettura".
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